Una coppia non può riconoscere un figlio come suo se il bimbo è stato generato senza alcun legame biologico con i due aspiranti genitori e grazie ad una maternità surrogata.
Lo ha stabilito la Corte dei diritti umani di Strasburgo che, ribaltando un pronunciamento della stessa corte del 27 gennaio 2015, ha dato un colpo alle pratiche di “utero in affitto” affermando che l’Italia non ha violato il diritto di una coppia sposata negando la possibilità di riconoscere come proprio figlio un bambino nato in Ucraina da madre surrogata. “Con questa sentenza – ha commentato Marco Piccolo, presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari Cosenza – vengono meno i presupposti giuridici e politici per introdurre surrettiziamente nell’ordinamento italiano il cosiddetto utero in affitto.
La suprema corte che doveva decidere proprio sul ricorso di una coppia italiana, ha dato ragione a chi, in Italia ed in Europa, si è battuto contro ogni tentativo di legittimazione della stepchild adoption e dell’utero in affitto, pratiche che, fra l’altro, alimentano una vergognosa compravendita di bambini, strappati appena nati alle loro madri naturali, donne molto spesso sfruttate in ragione del loro bisogno economico.
Questa sentenza ci riempie di soddisfazione per il lavoro che il Forum delle Famiglie in Italia e il FAFCE (Federazione europea delle associazioni familiari) in Europa, ha portato avanti per far bocciare il rapporto De Sutter che intendeva aprire il varco alla legalizzazione della maternità surrogata nei Paesi dell’Unione Europea”.