Anche la Calabria rientra tra le 16 regioni italiane che hanno anticipano la stagione venatoria e il 4 settembre, in preapertura, si è dato ufficialmente il via alla mattanza.
Dal 18 settembre prossimo l’attività venatoria, nella nostra regione, entrerà in pieno regime cinque giorni su sette, ad esclusione del martedì e venerdì, sino al 30 gennaio 2017.
Il coordinamento della LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli Calabria, sezione di Rende, esprime la propria preoccupazione e tra le specie più a rischio segnala la tortora selvatica, oggi considerata vulnerabile, che andrebbe, pertanto, esclusa dalle specie cacciabili, così come l’allodola, una specie in diminuzione a livello europeo di quasi il 50% e cacciabile in Calabria dal 1 ottobre.
“Il calendario venatorio – fanno sapere i volontari della LIPU – prevede la chiusura della caccia oltre il periodo che l’Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale considera compatibile per diverse specie. Ad esempio la chiusura di caccia al tordo bottaccio e sassello è prevista al 30 gennaio, mentre l’Ispra considera compatibile la caccia a queste specie non oltre il 10 gennaio. Così anche per la cesena e per germano reale, codone, alzavola, mestolone, canapiglia, fischione, marzaiola. Anche una sola settimana di caccia in più può significare migliaia di uccelli abbattuti”.
Le stagioni venatorie in Calabria, come nel resto dell’Italia, si susseguono, dunque, senza alcun serio controllo dei dati scientifici su cui basare la programmazione della caccia. Situazioni critiche, come quella calabrese, sono diffusamente presenti in tutta Italia, ecco perché la LIPU Birdlife denuncia la mancanza, o le gravi carenze, dei piani faunistici venatori delle Regioni italiane: vecchi, prorogati o addirittura inesistenti.
Tutto ciò viene ulteriormente aggravato dalla soppressione del Corpo Forestale dello Stato e delle province. Gli unici controlli sul territorio vengono eseguiti dalle guardie volontarie LIPU, Wwf e poche altre associazioni ambientaliste, largamente insufficienti a coprire un territorio così vasto come il nostro.
“Temiamo vere e proprie stragi di tortora selvatica, specialmente in Calabria, Toscana, Lazio, Basilicata, e Campania – afferma il presidente nazionale LIPU, Fulvio Mamone Capria – una situazione aggravata, in tutta Italia, dalla mancanza di controlli sui carnieri che porterà all’uccisione di un numero di capi ben superiore ai limiti stabiliti dai calendari venatori, di per sé eccessivi nei confronti di una specie in declino. E poi c’è il problema dell’allodola, specie che andrebbe immediatamente esclusa dalla lista delle cacciabili e per la quale la LIPU ha lanciato una specifica campagna”.