Coronavirus e gestanti. Indagine di Mammachemamme

Coronavirus e gestanti. Indagine di Mammachemamme

SEG Covid19Si chiama “SEG-Covid19” ed è un’indagine avviata, lo scorso 14 marzo, dall’associazione di volontariato “Mammachemamme” di Cosenza, con il patrocinio del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE), per indagare l’impatto che l’emergenza sanitaria, legata alla circolazione del virus responsabile della Covid – 19, sta avendo sulle donne in gravidanza.

L’indagine si concluderà a metà aprile e le donne in attesa possono contribuire compilando il questionario presente sul sito di Mammachemamme.

Maria Cecilia Gioia, psicologa esperta in perinatalità e psicoterapeuta, che sta realizzando lo studio insieme alla psicologa e psicoterapeuta Alessia Aloi e ad Antonio Cerasa, neuroscienziato del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), ne parla su Askanews.

“Lavorando in un reparto di ostetricia, al momento della diffusione del coronavirus, ho intercettato le difficoltà e i bisogni delle mamme in attesa che accedevano al servizio. Come associazione che da otto anni opera sul territorio calabrese – spiega Gioia, fondatrice e presidente di “Mammachemamme” e socia fondatrice del MIPPE – sappiamo bene come ogni madre ha necessità di sentirsi protetta per poter proteggere, accudita per poter accudire, incoraggiata per poter infondere sicurezza al proprio bambino o bambina. Attualmente le poche notizie disponibili sul Covid-19 in gravidanza sono abbastanza rassicuranti, ma visto l’esiguo numero di studi, è comprensibile registrare una forte risposta di ansia nelle donne in attesa. Lo stress che le donne in gravidanza stanno vivendo in questo periodo è un tipo di stress che fino ad oggi non conoscevano, perché legato all’isolamento e alla riduzione dei contatti fisici. Ci chiediamo quale sarà l’impatto che questo tipo di condizione avrà sulle donne in gravidanza”.

All’indagine, in queste prime settimane, hanno risposto oltre mille donne con un’età media di 32 anni, ugualmente distribuite sul territorio nazionale, per lo più alla 26esima settimana di gestazione. Per misurare la percezione di pericolo per la salute della gestante, del nascituro e dei suoi familiari, dovuta alla diffusione del coronavirus, è stato utilizzato un questionario ad hoc.

Alle donne è stato chiesto di indicare l’intensità della loro preoccupazione riguardo l’impatto del coronavirus sulla loro salute, sull’andamento della gravidanza, sui loro parenti, il lavoro e il futuro, in generale, della società. Il peso dei valori di questa scala, insieme alle variabili cliniche-demografiche, è stato inserito in un modello statistico per misurare la sua influenza sui livelli di ansia, depressione e attaccamento prenatale, valutati con test psicologici validati.

L’analisi di questi primi dati ha evidenziato che, in media, i valori di ansia e depressione delle madri studiate superavano i livelli di soglia di normalità, influenzando, a loro volta, anche i livelli di attaccamento prenatale (l’insieme di pensieri che la futura madre ha nei confronti del proprio bambino/a prenatale).

Nello specifico, l’analisi statistica evidenzia che l’alta percezione di pericolo per la diffusione del virus, le difficoltà economiche e la presenza di altri figli in famiglia, sono tutti fattori che aumentano lo stato di ansia e depressione delle gestanti, condizionando l’attaccamento prenatale. I risultati preliminari dell’indagine confermano l’importanza di sostenere la maternità sempre, in particolar modo in questo periodo così faticoso e limitante causato dalla pandemia del coronavirus.

“Negli ultimi anni un numero crescente di studi ha messo in luce un’associazione tra l’ambiente delle prime fasi dello sviluppo di un individuo e il modo in cui l’organismo si formerà. Un’analisi condotta sul cordone ombelicale, sulla placenta e sul sangue materno – sottolinea la psicoterapeuta – ha messo in evidenza che se la mamma vive un momento di forte stress e preoccupazione durante la gravidanza, il bambino che porta in pancia non solo registrerà questo stress, ma ne sarà a sua volta influenzato. Questo principio alla base dell’epigenetica ci insegna come le modificazioni biochimiche all’interno delle nostre cellule hanno la possibilità di alterare l’espressione di alcuni geni. Espressione che è condizionata dall’interazione del nostro organismo con l’ambiente esterno, ecco perché tutta la società può avere un ruolo protettivo nell’accompagnamento alla maternità e sviluppo del bambino o bambina. Ed ecco perché è sempre importante attuare programmi di prevenzione e di supporto alle donne in gravidanza. Oggi ancora di più”.

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