C’era anche il CSV, in piazza dei Bruzi, a Cosenza, il 17 e 18 maggio, per il Neet Working Tour, campagna informativa itinerante rivolta ai giovani inattivi di età compresa tra i 14 e i 35 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione, promosso dal Ministero per le Politiche giovanili.
Il CSV Cosenza ha incontrato i ragazzi per fargli conoscere il volontariato e il servizio civile come occasione di crescita umana e professionale. Nell’occasione Vittorio, Filomena, Francesca M. e Francesca V. hanno raccontato la loro esperienza come operatori volontari di servizio civile universale nell’ambito del programma del CSV “Generatività sociale”. In particolare Vittorio ha superato i propri limiti. “Ogni giorno ho compiuto azioni che mi hanno portato a cambiare e migliorare me stesso. I miei obiettivi di vita, adesso, sono più chiari”. Francesca M. considera il servizio civile come un trampolino di lancio nel mondo del lavoro. “Grazie a questa esperienza ho allontanato l’ansia post pandemia e ho ricominciato buttandomi in una realtà nuova. Ho acquisito la capacità di fare tante cose insieme e mi sono state affidate responsabilità che mi hanno fatta crescere”. Filomena ha modificato aspettative e valori personali. “Il mio rimborso più grande è stato il sorriso delle donne che ho incontrato” (Filomena ha svolto attività in una casa rifugio per donne vittime di violenza, ndr). Per Francesca V. la parola d’ordine del servizio civile è inclusione. “Il servizio civile è stata un’occasione per investire sulle mie qualità umane, prima che professionali: compassione, tenerezza, smussare i miei lati caratteriali per andare incontro agli altri. Sono sempre più convinta che bisogna collaborare, lavorare insieme, includere più che competere”.
COL SERVIZIO CIVILE SI CRESCE. I NUMERI
Sono 250 i ragazzi e le ragazze tra i 18 e 28 anni che in 77 sedi di attuazione di 26 comuni della provincia di Cosenza hanno svolto, da maggio 2021 a maggio 2022, attività sociali in 61 enti di terzo settore con “Generatività sociale”. Ma perché questi giovani hanno scelto di svolgere il servizio civile? Lo abbiamo chiesto loro con un questionario. Circa il 60 per cento ha affermato di voler partecipare attivamente alla vita sociale della comunità, segue il bisogno legato all’ingresso nel mondo del lavoro. La grande maggioranza degli operatori volontari, pari quasi al 67 per cento, pensa che tutto ciò che sia stato appreso in questo anno sia molto applicabile nel mondo del lavoro. I ragazzi si sono arricchiti soprattutto dal punto di vista umano e hanno sviluppato la capacità di relazionarsi con persone sconosciute. Hanno anche acquisito maggiore autostima e capacità di essere autonomi. Per il 70% degli intervistati il servizio civile ha risposto completamente e molto alle sue attese iniziali. L’84% continuerebbe ad operare nel progetto nel quale è stato impegnato. Complessivamente l’esperienza sembra aver portato i giovani a mettersi in discussione traendone un vantaggio per la crescita personale. In effetti la parola più utilizzata dagli operatori volontari per rappresentare il proprio anno di servizio civile è “CRESCITA”. In 244 si sentono cambiati dopo il servizio civile.
“Possiamo affermare di aver vinto la nostra sfida educativa – ha dichiarato Gianni Romeo, presidente del CSV Cosenza – tra gli obiettivi del programma c’era quello di motivare i giovani, farli crescere, fargli vivere un’esperienza di formazione utile alla loro vita. Ci siamo riusciti”.
LE PAROLE DELLA MINISTRA DADONE
La ministra Fabiana Dadone ha incontrato il presidente Romeo allo stand del CSV complimentandosi per il lavoro svolto e per il numero di ragazzi coinvolti nel programma di servizio civile. “Il servizio civile universale – ha evidenziato – è una possibilità che noi diamo come ministero, ma non sempre conosciuta dai ragazzi, per cui oggi proviamo a raccontargliela in maniera informale e a fargliela raccogliere agli altri ragazzi”. Da un questionario somministrato ai ragazzi dal ministero è emerso che loro vedono la scuola in un senso e il lavoro come un percorso a parte. “Bisogna superare questa divergenza e attraverso attività molto concrete come queste in cui spieghiamo come scrivere un curriculum, come avvicinarsi ad un colloquio di lavoro e come le competenze trasversali che si acquisiscono anche facendo volontariato possono dire tanto di una persona – ha sottolineato la ministra – insomma bisogna lavorare su questo per evitare di fargli perdere la volontà di investire su se stessi”.
IL FUTURO È NEL TERZO SETTORE?
Le statistiche Eurostat sul mercato del lavoro nel 2021, pubblicate a fine aprile, sono decisamente drammatiche: l’anno scorso circa quattro giovani su 10 in Sicilia, Campania e Calabria erano senza lavoro: uno dei dati peggiori in Ue. Il terzo settore può essere, dunque, una delle risposte all’immobilismo dei neet, anche come occasione per rimettersi in gioco e conoscere nuove realtà e persone.
Intanto si avvia il nuovo programma “Generatività sociale 2.0”. I giovani selezionati prenderanno servizio il prossimo 27 giugno nelle diverse realtà sociali che sono partner dei sei progetti. Sono 364 e saranno impegnati in 70 enti per 81 sedi di attuazione di 31 comuni della provincia di Cosenza. Il programma mette ancora una volta al centro il tema della resilienza offrendo la possibilità, a molti di loro, soprattutto nei piccoli comuni, di restare nella propria regione e investire sul proprio futuro.