Una locandina, riportante il logo del Comune di Rende, affissa lungo Via Don Minzoni, avvisa i cittadini che nei prossimi giorni verranno tagliati i pini domestici presenti sui due lati della carreggiata. L’allarme lo lanciano il Comitato Alberi Verde Cosenza, l’Associazione Verdi Ambiente e Società (VAS) APS Onlus Circolo di Rende-Cosenza e la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) di Rende.
Dopo essere scampati al taglio, nel mese di luglio scorso, grazie ad un intervento della Lipu e del forum ambientalista per l’applicazione della Legge 157/92 che ne vieta l’abbattimento in periodo di nidificazione della fauna selvatica, sabato 20 gennaio si inizierà a dare il via alla mattanza voluta dall’ex giunta Manna e ora programmata dai commissari prefettizi che danno attuazione ad una delibera già approvata.
Si tratta di alberi pericolosi, a rischio caduta, di scarso valore estetico ed ornamentale che danno gravi problemi alla pavimentazione e ai marciapiedi sottostanti, queste le motivazioni che hanno portato alla decisione. Verranno sostituiti, come già in parte è avvenuto per via Leonardo Da Vinci, con alberi o, meglio, alberelli, di Leccio. Occorre ricordare, scrivono le associazioni ambientaliste, che questi pini domestici sono lì da almeno 60 anni e rappresentano un simbolo identitario della città e dei quartieri di Quattromiglia e Commenda. In questi anni hanno “sequestrato” tonnellate di anidride carbonica e immesso altrettante quantità di ossigeno nell’aria.
Gli ambientalisti si chiedono se sia proprio necessario eliminarle e quanto impiegheranno le giovani piante di leccio a fornire gli stessi benefici ecosistemici. Le associazioni si soffermano anche su un altro aspetto rilevante che è la pericolosità. “Certamente qualche pianta sarà inclinata, ma non per questo occorre abbatterle tutte. Quante di loro in questi anni sono cadute per eventi atmosferici avversi o per altre cause, poche o forse nessuna. E allora di cosa parliamo! Le piante, soprattutto in questi ultimi anni, sono diventate delle vittime sacrificali in nome della sicurezza. Piuttosto gli amministratori, di qualsiasi colore politico, che si sono susseguiti in questi lunghi anni, avrebbero dovuto preoccuparsi di come far crescere una pianta in salute, di come potarla e non capitozzarla, di come far arieggiare le radici e non di cementificarle, ma questo è un altro discorso, è un concetto culturale, di competenza”.
Per i volontari anche il problema del sollevamento e sconnessione dei marciapiedi per le radici affioranti è dovuto ad una cattiva gestione del verde urbano ascrivibile negli anni. Qualsiasi albero, anche i lecci, hanno bisogno di una fascia di rispetto che va oltre quella attorno al colletto dell’albero. Il sollevamento delle radici è una risposta della pianta alla compattazione e cementificazione del terreno circostante. Oggi, per fortuna, ci sono delle tecniche innovative, una tra tutte il metodo “Vogt” che de compatta il terreno immettendo aria e sali minerali e consentendo alle radici di affondare in profondità. Metodo, quest’ultimo, che la Lipu, in occasione dell’incontro avvenuto nel mese di agosto con i Commissari prefettizi, aveva proposto agli stessi dirigenti. Le associazioni, in conclusione, chiedono ai Commissari di revocare la decisione di abbattere i pini, quanto meno quelli sani ed in asse.