Il Comune di Cosenza e l’ASIT (Associazione Sud Italia Trapiantati) promuovono uno screening delle malattie renali nelle scuole della città attraverso il progetto “Predire – prevenzione e diagnosi delle malattie renali”.
Il progetto partirà dal Liceo scientifico Scorza con il quale l’ASIT ha sottoscritto un accordo, ma l’intenzione è quella di coinvolgere tutti gli istituti scolastici della città. Alla conferenza stampa di presentazione, che si è svolta a Palazzo dei Bruzi lo scorso 10 maggio, erano presenti il sindaco di Cosenza Franz Caruso, l’assessore alla salute Maria Teresa De Marco, la presidente dell’ASIT Rachele Celebre, il nefrologo Renzo Bonofiglio e il dirigente scolastico del liceo Scorza Aldo Trecroci.
“Come amministrazione comunale diamo importanza alla tutela della salute dei nostri cittadini – ha dichiarato il sindaco Caruso – questo progetto fa seguito all’installazione di ben 13 defibrillatori distribuiti in maniera organica su tutto il territorio cosentino, tutto ciò costituisce un punto qualificante del nostro programma di governo”. Ha sposato subito la proposta dell’ASIT l’assessore De Marco. “La prevenzione riduce i costi del servizio sanitario nazionale, il benessere e la salute sono indispensabili per lo sviluppo della società. Il mondo delle patologie renali è ancora poco conosciuto, ci si accorge di esse solo quando sono in stato avanzato”. Oltre allo screening sui ragazzi della scuola saranno organizzati seminari su epidemiologia, statistica e intelligenza artificiale grazie al contributo del professore Giovanni Tripepi.
“Si tratta di un progetto ambizioso e complesso – ha affermato Rachele Celebre – che promuove un percorso della salute e che ha coinvolto personalità di grande valore come il professore Tripepi. I particolari del progetto li presenteremo nel corso di un convegno sulle malattie renali in programma venerdì 27 maggio, alle 17, al Chiostro di San Domenico”.
Entusiasta il dirigente scolastico Aldo Trecroci che ha sottolineato come gli studenti non solo saranno oggetto dello screening, ma saranno anche coinvolti nelle diverse fasi della ricerca svolgendo, così, un compito di realtà.
“L’esperienza della pandemia da Covid-19 – ha sostenuto dott. Bonofiglio – ci ha insegnato che occorre guardare al futuro perché non possiamo più farci sorprendere. Facciamo gli screening per conoscere in tempo le patologie al fine di poterle affrontare in maniera preventiva e meglio organizzata. Abbiamo gli strumenti per poterlo fare, per cui facciamolo. D’altro canto i nostri ospedali sono intasati non per le acuzie, che rappresentano 30% nell’impatto sanitario, ma dalle cronicità che ne rappresentano, invece, il 70%”.
Il progetto partirà nel prossimo anno scolastico, a settembre.