Il tempo degli stipendi versati in contanti è finito. Dal 1° luglio la busta paga non potrà più esser pagata in contanti, i datori di lavoro saranno obbligati ad usare strumenti bancari tracciabili per remunerare i loro dipendenti. La norma nasce come strumento per “prevenire gli abusi” ed evitare le “truffe” delle false buste paga.
Il nuovo obbligo si applica ad “ogni rapporto di lavoro subordinato indipendentemente dalla durata e dalle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa”, quindi anche ai contratti a tempo determinato, ai contratti part-time, alle collaborazioni coordinate e continuative, al lavoro a intermittenza o a chiamata e a tutti i contratti instaurati dalle cooperative con i propri soci.
La regola generale è chiarissima: dal prossimo mese le retribuzioni, ma anche gli eventuali anticipi o acconti, dovranno essere versati via bonifico bancario o postale, strumenti di pagamento elettronico, pagamenti in contanti presso sportello bancario, emissione di un assegno, pena sanzione da mille a 5 mila euro, che può essere ridotta di un terzo pagando entro 60 giorni dal verbale di contestazione.
Restano al di fuori della norma i rapporti di lavoro con la Pubblica amministrazione, i lavoratori domestici come colf, baby sitter o badanti e i compensi per gli stage.
Nella norma è anche precisato che, la sola firma della busta paga da parte dei lavoratori, non costituisce più prova del pagamento dello stipendio.
L’Ispettorato del Lavoro, a fine maggio, ha fissato le modalità che saranno adottate per contestare la violazione del pagamento degli stipendi esclusivamente con strumenti tracciabili. Lo stesso, ha anche avviato, con l’Abi (Associazione bancaria italiana), un lavoro tecnico per agevolare il monitoraggio dell’applicazione della norma, chiedendo alle banche la verifica dell’esatta corresponsione degli stipendi e l’andata a buon fine dei bonifici.